Un’indagine ha posto l’attenzione su un territorio con un elevatissimo tasso di imprenditorialità
Torre San Giorgio, piccolo comune del cuneese dove ci sono più di 1200 lavoratori e solo 750 residenti
5,5 km quadrati, 1200 posti di lavoro e 750 residenti, oltre 500 milioni di euro di fatturato con un pil procapite di 670 mila euro l’anno. Questi i numeri che fotografano, meglio di molte parole, l’eccellenza imprenditoriale del cuneese e che trova il suo cuore a Torre San Giorgio. Numeri emersi da un’inchiesta economico-sociale realizzata da Marcello Pasquero per il Corriere della Sera. Un’indagine che ha posto
l’attenzione su un territorio con un elevatissimo tasso di imprenditorialità in costante crescita. Di anno in anno. Molte di queste imprese sono ormai ex PMI diventate medie-industrie, come è il caso di Bertolotto Porte, Albertengo Panettoni, Mangimi Monge, Fercovit o Esi del gruppo Idrocentro. Le ragioni della nascita del “modello Torre San Giorgio” e di questo rapido sviluppo, secondo l’indagine di Pasquero, vanno cercate nella solidità delle radici degli imprenditori stessi. Sono ancora le stesse famiglie che con
passione, amore per il proprio lavoro e un forte legame territoriale, di generazione in generazione hanno puntato su ricerca, specializzazione e sviluppo delle loro aziende restando saldi nel piccolo paese dove quelle stesse imprese sono nate. In alcuni casi erano piccoli laboratori artigiani e, dopo appena 50 anni, sono diventati medio-grandi industrie e, in alcuni casi, vere e proprie multinazionali. Torre San Giorgio è un comune che dista solo 7 chilometri da un’altra importante area industriale della Provincia Granda, quella di Saluzzo e Moretta dove hanno sede altre importanti realtà associate a Confapi Cuneo e riconosciute come eccellenze piemontesi: Inalpi, Distribus, Effegi, Millone Serramenti, Pansa costruzioni, Eviso, Gd System, Supertino, Ambiente e Servizi. La determinazione di questi imprenditori trova la forza delle idee proprio nel territorio dove sono nati. “Tutte aziende che hanno un nome e un cognome. Ci conosciamo tutti e in questi anni abbiamo fatto rete e affrontato insieme periodi difficili come, ad esempio, l’emergenza Covid”, sottolinea per tutti Massimo Albertengo che con la sorella Livia guidano l’industria di famiglia.
Chiara Carlini
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